Il problema, credetemi, non sono loro, i Nativi Digitali, che vengono descritti come piccoli alieni onniscienti, in grado a tre anni di screenshottare, chattare, facebookare e twittare, il tutto contemporaneamente. Perché i Nativi Digitali, credetemi, sono bimbi normalissimi, che usano tablet e smartphone velocemente, ma con la stessa consapevolezza con cui noi, alla loro età, giocavamo a pacman.
Il problema sono i genitori, e i parenti, ed i nonni, che vanno in visibilio e fanno urletti di meraviglia quando il bimbo con il ditino traccia un segno sullo schermo, o intuisce che toccando in un certo punto parte una app. È naturale che un bimbo impari velocemente una procedura: è dovuto al fatto che a quell’eta basta aver visto farla una volta, una volta sola, e si è perfettamente in grado di ricordare con facilità i passaggi, perché la memoria visiva da piccoli è sviluppatissima, e la prova è che qualsiasi treenne a Memory è in grado di sbaragliare persino il Presidente mondiale dei Mensa Club.
Link: Il padre del nativo digitale
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