mercoledì 13 novembre 2013

Il padre del nativo digitale



Il problema, credetemi, non sono loro, i , che vengono descritti come piccoli alieni onniscienti, in grado a tre anni di screenshottare, chattare, facebookare e twittare, il tutto contemporaneamente. Perché i , credetemi, sono bimbi normalissimi, che usano tablet e smartphone velocemente, ma con la stessa consapevolezza con cui noi, alla loro età, giocavamo a pacman.

Il problema sono i genitori, e i parenti, ed i nonni, che vanno in visibilio e fanno urletti di meraviglia quando il bimbo con il ditino traccia un segno sullo schermo, o intuisce che toccando in un certo punto parte una app. È naturale che un bimbo impari velocemente una procedura: è dovuto al fatto che a quell’eta basta aver visto farla una volta, una volta sola, e si è perfettamente in grado di ricordare con facilità i passaggi, perché la memoria visiva da piccoli è sviluppatissima, e la prova è che qualsiasi treenne a Memory è in grado di sbaragliare persino il Presidente mondiale dei Mensa Club.

Se al genitore quello sembra un prodigio, non è perché il suo piccolo Nativo Digitale e un genio in erba: semmai è perché lui, non nativo digitale ma un po’ tumbano di suo, ci ha messo sei mesi per imparare come scaricare la posta elettronica sul suo pc, e ancora adesso quando ha aggiornato il suo iPad non ha capito come far partire le app perché hanno cambiato le icone. [...]

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