martedì 30 luglio 2013

Berlusconi: le mie prigioni, Mondadori editore




La drammatizzazione che i media stanno orchestrando sul “D day” del pronunciamento della Cassazione in realtà ha un solo regista, esperto e consumato, che ormai sta già immaginando la sceneggiatura dei prossimi mesi in cui l’immagine del perseguitato politico che langue in carcere può essere più valida di una comodissima vacanza agli arresti domiciliari nel feudo di Arcore.

Naturalmente l’eventuale scelta della sceneggiata carceraria è un segnale di guerra che vuole dare spazio alla piazza e ad una crisi di governo, tattica che sembra abbastanza avventurosa in una crisi economica la cui responsabilità è tutta di chi non ha governato in questi ultimi 20 anni.

Ma a fare il tifo per l’assoluzione o il rinvio della sentenza definitiva c’è buona parte del PD, che non saprebbe più a che santo votarsi senza le “larghe intese” con cui ha truffato i suoi elettori, partito impegnato a levarsi di torno Matteo Renzi e in una lotta senza quartiere contro l’unica opposizione restata in Italia che si chiama M5stelle. [...]

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