martedì 30 luglio 2013

Progresso e cultura dei territori in 'eTalia': un brand imbattibile a cui piace fare la pecora nera



Noi italiani, diciamocelo, siamo delle capre. E dato che come tali ci sentiamo capre dignitose se ben vestite e benpensanti, usiamo un linguaggio e un ragionamento anche banale per capire perché stiamo perdendo una battaglia già vinta: quella del marketing territoriale sfruttando il mondo digitale. Pur essendo noi ricchi di risorse e creativi.
Sì, perché qualche strumento per rilanciare l’economia del nostro paese – o meglio per non mandarla mai in crisi – lo abbiamo a portata di mano da millenni, eppure non solo non lo sfruttiamo pienamente, ma lo calpestiamo e bistrattiamo con un’indifferenza, o peggio, un’ignoranza straordinaria. Sto parlando dell’immenso tesoro storico, artistico, architettonico e gastronomico che l’Italia può vantare. Decine di migliaia di attrattori e ‘keyword’ che allettano navigatori web, potenziali ‘buyer’ che online fanno le proprie scelte di viaggio.
Eppure negli ultimi tempi il declino del ‘reach’ della nostra cultura nel mondo è evidente (http://www.newmediatrendwatch.com/world-overview/91-online-travel-market?showall=1) aiutato da campagne mediatiche italiane ed estere di dubbia obiettività (allarmismi notoriamente costruiti ad arte o semplicemente autolesionisti) e dalla nostra ormai cristallizzata incapacità a produrre più cultura egemonica. Un ‘reach’ depotenziato soprattutto dai mega-sprechi dell’ultimo decennio che ha visto andare in fumo milioni e milioni di euro destinati a potenziare la visibilità degli attrattori del paese tramite portali turistici nazionali, regionali e locali e a dotare la ricettività italiana della sua strategia e ossatura digitale. Riuscendo nell’intento… l’eTaja sarebbe stata imbattibile sul mercato del turismo online. Queste furono le intenzioni … i risultati sono nella peggiore tradizione delle opere pubbliche italiane. Nulla, neppure misere cattedrali nel deserto. [...]

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